Supercoralli
Romanzo
Einaudi
7 Febbraio 2017
cartaceo
163

«Ero l'Arminuta, la ritornata. Parlavo un'altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza». - Ma la tua mamma qual è? - mi ha domandato scoraggiata. - Ne ho due. Una è tua madre. Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L'Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche piú care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
Vincitore del Premio Campiello 2017, ancora una volta le scelte della giuria mi consegnano un libro che lascia il segno come pochi.
Poche pagine intense e struggenti, che, affrontando un tema difficile e complesso, si rivelano in grado di toccare corde profonde come tomi ben più voluminosi spesso non riescono a fare.
L’arminuta è sinonimo di ritornata, soprannome dato alla ragazzina protagonista che,adottata da parenti dei genitori che non potevano avere figli, all’età di tredici anni viene riportata dalla famiglia naturale, senza troppe spiegazioni. Dalla vita agiata di città, di figlia unica amata e perfettamente educata,si ritrova catapultata da un giorno all’altro in un paesino di montagna, con una famiglia numerosa e in difficoltà economiche, dove si “tira avanti” e i rapporti sono fatti di poco dialogo e molta violenza.
La mancanza di rapporto con la madre naturale, quasi del tutto anaffettiva e l’improvvisa sparizione della mamma adottiva, la lasciano smarrita, in cerca di risposte e di un nuovo equilibrio quasi impossibile da raggiungere, di fronte all’incapacità di rassegnarsi.
Con un linguaggio schietto ed immediato,sintetico ed incisivo,che mescola perfettamente italiano e dialetto,la scrittrice colpisce il cuore del lettore, ne fa vibrare le corde fino alle lacrime, portandolo dentro le sensazioni, lo smarrimento, la tristezza e la rabbia, l’ostinazione e la desolazione, la solitudine della protagonista.
Impossibile non essere coinvolti e solidali con questa ragazza rimasta senza madre eppure alla ricerca di punti di riferimento, avendo perso il più importante. La sua voce, narrando la storia che la vede protagonista, passa dal passato al presente, presentando un’adulta la cui vita sarà per sempre segnata dal dolore profondo subito in un’età tanto delicata come quella dell’adolescenza.
I personaggi che la circondano, spettatori silenziosi e quasi incuranti del dramma che si sta consumando, presentano ed esaltano alla perfezione la contrapposizione delle due realtà, quello di città e quello di paese, quello di persone benestanti, educate ed istruite, contro quello di gente modesta che vive alla giornata, barcamenandosi tra poco denaro,poca cultura e tanti figli, difficili da educare ed inesauribile fonte di preoccupazione. Lo sguardo della protagonista, abituata a vivere in uno di questi mondi ed ignara dell’esistenza dell’altro, accentua ancor più le differenze tra stili di vita contrapposti e caratteri forgiati inevitabilmente dalle difficoltà,spigolosi e duri come la roccia della montagna in un caso, luminosi come le vetrine delle strade di città che mostrano una realtà falsata.
Un perfetto equilibrio, un vortice di emozioni, un linguaggio pulito che colpisce dritto al cuore e personaggi che non possono lasciarti indifferenti, insomma un insieme di caratteristiche che rendono questo un libro bellissimo e consigliatissimo.