La chiusura delle librerie

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La chiusura delle librerie

Diventa sempre più preoccupante il fenomeno della chiusura delle librerie, nella città di Roma in particolare, ma fenomeno ormai diffuso a livello nazionale.

E’ di ieri la notizia che due grandi punti vendita della Feltrinelli chiuderanno i battenti. Tra questa La Feltrinelli Internazionale, riferimento da anni per turisti e stranieri nella capitale.

Tutte le città, Roma in particolare, erano fino ad una decina di anni fa piene di librerie di quartiere, piccole ed indipendenti, luogo di ritrovo per gli amanti della lettura.

I problemi delle piccole librerie

L’avvento di grandi editori che aprono enormi punti vendita, ha di certo contribuito a schiacciare la vendita dei piccoli commercianti, come anche per settori differenti.

A dare un ulteriore colpo, poi, c’è stata la diffusione degli acquisti online, consegnati in sempre meno tempo, e l’avvento degli ebook e degli audiolibri.

Difficile ovviamente mantenere aperto un piccolo punto vendita, costretto a pagare tasse, spese di affitto e gestione, dipendenti e copie rimaste invendute.

A fronte di una drastica diminuzione del numero di lettori in Italia, infatti, è aumentato il numero di libri stampati. Un libraio quindi si vede costretto ad anticipare costi per volumi che spesso non hanno poi il successo annunciato.

Un’analisi dettagliata dei motivi che portano alla chiusura di tante piccole librerie indipendenti e dalla fatica che fanno a sopravvivere quelle che ancora lottano per rimanere aperte è stata fatta nel giugno 2019 su L’internazionale.

Quelli qui elencati sono solo alcuni dei punti su cui l’autore pone l’attenzione, pur senza dare la colpa esclusiva del fenomeno a nessuna di esse.

La bellezza delle piccole librerie

Rimane il punto della bellezza e del fascino delle piccole librerie, spesso già accattivanti nell’aspetto, rispetto alle grandi concorrenti.

La disponibilità di chi ci lavora, in grado di offrire un consiglio a chi deve scegliere il prossimo libro da leggere o da regalare. Il rapporto che si instaura con il commerciante di riferimento, che non può essere minimamente paragonato con quello dei freddi dipendenti delle catene di distribuzione.

Per non parlare della competenza, che, in genere, non si limita ad indicare disinteressatamente e rapidamente su quale scaffale si può trovare un titolo o un autore o in che area è esposto un determinato genere.

Con il libraio era facile stabilire un rapporto, fondamentale per gli amanti della lettura, per scambiare opinioni e consigli.

Per non parlare degli eventi organizzati spesso in queste librerie, non fredde presentazioni, ma circoli di lettura, iniziative nuove, letture per bambini e tanto altro.

Uno degli esempi più recenti è l’apertura a Firenze della piccola farmacia letteraria, che offre libri come medicina, con tanto di foglietto illustrativo apposto su ogni volume.

Rimane inoltre la bellezza di sfogliare un libro cartaceo, in un posto silenzioso, magari non troppo illuminato, caldo ed accogliente, dove passare tutto il tempo che si desidera senza spintoni, caos e rumori a disturbare.

Ovvio che tutto questo può mancare ad un lettore appassionato, ma poco importa a chi non è interessato e non vuole interessarsi alla lettura.

Il ruolo delle istituzioni

Dovrebbero essere le istituzioni, come primo passo, ad investire ed aiutare chi vuole portare avanti la cultura, in modo appassionato, senza lasciarsi sopraffare dalla concorrenza spietata, dal disinteresse generale, dai social che influenzano la vita delle nuove generazioni, che invece andrebbero coinvolte ed interessate.

Esiste già un dl contente un insieme di misure atte a diffondere la lettura e contrastare la crisi dell’editoria e dell’intero settore. Purtroppo come lamenta il presidente dell’associazione delle librerie italiane, ma purtroppo la proposta di legge è ancora ferma in Senato in attesa di approvazione.

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