Universale economica
Monologo
Feltrinelli Editore
7 Gennaio 2015
ebook
112

“Dormi. Nel tuo assetto classico, sul divano, in mutande, davanti alla tivù accesa. La spengo” Forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra si inoltra in quel mondo misterioso. Non risparmia niente ai figli, niente ai padri. Racconta l’estraneità, i conflitti, le occasioni perdute, il montare del senso di colpa, il formicolare di un’ostilità che nessuna saggezza riesce a placare. Quando è successo? Come è successo? Dove ci siamo persi? E basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico invito che il padre reitera al figlio per una passeggiata in montagna? Fra burrasche psichiche, satira sociale, orgogliose impennate di relativismo etico, il racconto affonda nel mondo ignoto dei figli e in quello almeno altrettanto ignoto dei “dopopadri”. Gli sdraiati è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. Ed è anche il piccolo monumento a una generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo, e forse da quella posizione riesce a vedere cose che gli “eretti” non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere.
Ho preso in mano questo libro, seppur poco convinta, incuriosita dal successo che ha avuto; mi ci sono voluti due tentativi di lettura per portarlo a termine, nonostante sia alquanto breve.
Un monologo di un padre che cerca un punto di contatto con la generazione del figlio adolescente. L’autore inquadra alla perfezione usi e costumi dei giovanissimi di oggi, dei “millennials”, dal disordine in cui vivono, allo scarso interesse per la vita che li circonda e a volte anche per il prossimo, dalla moda e dal voler indossare a tutti i costi il marchio di tendenza del momento, al vivere perennemente connessi, con cellulare, i pod, televisione e computer da adoperare contemporaneamente, con un fuso orario completamente diverso da quello del resto del mondo.
L’autore calca la mano di proposito, eccedendo, ma sicuramente inquadra alla perfezione una fascia di adolescenti di oggi, che rientra perfettamente in tutti questi stereotipi.
Quello che non mi ha convinta, nè la prima volta che ho preso in mano il libro, nè questa seconda è lo stile. L’autore parla per metafore, alcune indovinate perfettamente, ma trascinate troppo per le lunghe, altre esagerate e a volte spropositate. In generale credo che lo stesso stile che può essere molto apprezzato in una rubrica su un quotidiano, possa invece risultare pesante ed annoiare all’interno di un libro, seppur di poche pagine, ancor più se monotematico come in questo caso.
Non vuole essere una storia, ma solo un insieme di considerazioni;personalmente mi sarebbero risultate più gradite in meno pagine, oppure tese ad arricchire di un racconto più complesso, ma prese così a sè stanti mi hanno lasciato qualche spunto di riflessione e poco più, risultando molto meno interessanti di quanto avrebbero potuto.
Immagino che tutto il successo che ha avuto questo libro, sia dovuto ad una fascia di pubblico, la stesso che legge Serra sui giornali, che si è immedesimata in lui per età e situazioni, ritrovando nelle sue parole la medesima distanza che incontra quotidianamente con i propri figli. I tempi ormai cambiano troppo in fretta, ma chissà se rileggendolo in futuro da madre di un adolescente non riesca ad apprezzarne meglio il contenuto.
Da questo bestseller è stato tratto anche l’omonimo film, ma in questo caso qualunque valutazione rispetto al libro sarebbe superflua, dal momento che in queste pagine troviamo ben poco racconto da poter trasformare ed adattare a soggetto cinematografico.
Consigliato
Ni