L’ultimo arrivato

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L'ultimo arrivato
L'ultimo arrivato Book Cover L'ultimo arrivato
Il contesto n. 53
Marco Balzano
Romanzo
Sellerio
2014
audible
205

Negli anni Cinquanta a spostarsi dal Meridione al Nord in cerca di lavoro non erano solo uomini e donne pronti all’esperienza e alla vita, ma anche bambini a volte più piccoli di dieci anni che mai si erano allontanati da casa. Il fenomeno dell’emigrazione infantile coinvolge migliaia di ragazzini che dicevano addio ai genitori, ai fratelli, e si trasferivano spesso per sempre nelle lontane metropoli. Questo romanzo è la storia di uno di loro,di un piccolo emigrante, Ninetto detto pelleossa, che abbandona la Sicilia e si reca a Milano. Come racconta lui stesso, «non è che un picciriddu piglia e parte in quattro e quattr’otto. Prima mi hanno fatto venire a schifo tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impizzati, e solo dopo me ne sono andato via. Era la fine del ’59, avevo nove anni e uno a quell’età preferirebbe sempre il suo paese, anche se è un cesso di paese e niente affatto quello dei balocchi». Ninetto parte e fugge, lascia dietro di sé una madre ridotta al silenzio e un padre che preferisce saperlo lontano ma con almeno un cenno di futuro. Quando arriva a destinazione, davanti agli occhi di un bambino che non capisce più se è «picciriddu» o adulto si spalanca il nuovo mondo, la scoperta della vita e di sé. Ad aiutarlo c’è poco o nulla, forse solo la memoria di lezioni scolastiche di qualche anno di Elementari. Ninetto si getta in quella città sconosciuta con foga, cammina senza fermarsi, cerca, chiede, ottiene un lavoro. E tutto gli accade come per la prima volta, il viaggio in treno o la corsa sul tram, l’avventurarsi per quartieri e periferie, scoprire la bellezza delle donne, incontrare nuovi amici, esporsi all’inganno di chi si credeva un compagno di strada, scivolare fatalmente in un gesto violento dalle conseguenze amare. In quel teatro sorprendente e crudele, col cuore stretto dalla timidezza, dal timore, dall’emozione dell’ignoto, trova la voce per raccontare una storia al tempo stesso classica e nuova. E questa voce, con la sua immaginazione e la sua personalità, la sua cadenza sbilenca e fantasiosa, diventa quella di un personaggio letterario capace di svelare una realtà caduta nell’oblio, e di renderla di nuovo vera e vitale.

L’ultimo arrivato di Marco Balzano, vincitore del Premio Campiello 2015, che ancora una volta premia un libro a mio parere bellissimo.

Siamo nel Sud Italia, in un piccolo paesino agli inizi degli anni ’50. Il protagonista, Ninetto, è un bambino delle scuole elementari, proveniente, come molti suoi coetanei, da una famiglia povera. Ninetto è incantato dal suo maestro di scuola e da quello che può insegnargli, in particolare gli piace la poesia.

Il maestro Vincenzo era come un amico per me, non ci sono storie. Basta dire che ci vedevamo pure fuori scuola.

Purtroppo all’improvviso è costretto a lasciare gli studi per andare a lavorare, nonostante non abbia raggiunto nemmeno la quinta elementare. La famiglia non naviga in buone acque e lo cotringe a partire, solo, a soli dieci anni, per Milano, dove spera abbia un futuro migliore.

Comunque nnon è che un picciriddu piglia e parte in quattro e quattr’otto. Prima mi hanno fatto venire a schifo tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impizzati, e solo dopo me ne sono andato via.

Il racconto viene fatto dal protagonista, ormai ultra cinquantenne, che sta cercando di ricostruire la propria vita, buttata al vento per un errore.

Seguiamo le sue vicende, quelle di un bambino cresciuto troppo in fretta, che a quindici anni si ritrova già uomo fatto e che dopo i cinquanta è costretto a ricominciare da capo, dopo aver rovinato quello che fin da bambino era riuscito a costruire.

Non è vero che basta la buona volontà per girare pagina e ricominciare. Se vuoi una vita dove sei contento di alzarti al mattino non devi romperla mai, non devi mai sciuparla.

Vediamo Milano negli anni ’60 e ’70, piena di fabbriche e di tanti meridionali che sperano in un futuro che al Sud era impossibile trovare. Poi Milano di oggi, multietnica, dove ad arrivare con un bagaglio carico solo di speranze, sono tanti stranieri, che provano a reinventarsi una vita.

Il racconto alterna presente e passato, perchè Ninetto racconta la sua storia, attraverso un diario, attraverso le parole che immagina di dire alla sua nipotina. Un adulto che non smette mai di mostrare la sua indole di ragazzo, bravo, umile, onesto, con tanta voglia di studiare, senza avere la possibilità di farlo.

Mi piace molto lo stile di Marco Balzano, già apprezzato nelle pagine di Resto qui, che riesce a toccare corde profonde, a descrivere emozioni e sentimenti dei protagonisti in maniera diretta e incisiva. Ne L’ultimo arrivato la scrittura è davvero quella di un ragazzo poco istruito, che usa termini semplici, che si commuove per poco, che apprezza le piccole cose, che continua a amare Pascoli e la poesia, che parla usando sempre il pronome maschile anche quando si rivolge ad una donna.

Uomo innamorato e sincero, spaesato di fronte alla quotidianità in cui prova ad ambientarsi nuovamente, ma in cui finisce per galleggiare a stento.

L’ultimo arrivato è davvero un bel libro in grado di toccare l’animo del lettore e di incarnare in un protagonista solo, tante piccole realtà,senza trascurarne nessuna e affrontando di ciascuna tutte le sfaccettature.

Una frase…

Fimmina è una parola adatta per le vacche e le scrofe. Donna, invece, è un’altra cosa. È un nome così bello che è compreso dentro la parola Madonna, che se non fosse donna non ti metterebbe mica voglia di pregarla in ginocchio.

Premi

  • Trama
  • Personaggi
  • Ambientazione
  • Linguaggio
  • Copertina
  • Complesso
4.3

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