Il cuoco dell’Alcyon

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Il cuoco dell'Alcyon
Il cuoco dell'Alcyon Book Cover Il cuoco dell'Alcyon
La memoria 1137
Andrea Camilleri
Giallo
Sellerio
29 maggio 2019
cartaceo
264

Tutto è indecidibile, sogno e realtà, vero e falso, maschera e volto, farsa e tragedia, allucinazione e organizzata teatralità di mosse e contromosse beffarde, in questo thriller che impone al lettore, tallonato dal dubbio e portato per mano dentro la luce fosca e i gomiti angustiosi dell’orrore, una lettura lenta del ritmo accanito dell’azione. Tutti si acconciano a recitare, nel romanzo: che si apre drammaticamente con i licenziamenti degli impiegati e degli operai di una fabbrica di scafi gestita da un padroncino vizioso e senza ritegno, detto Giogiò; e con il suicidio, nello squallore di un capannone, di un padre di famiglia disperato. Da qui partono e si inanellano le trame macchinose e la madornalità di una vicenda che comprende, per «stazioni», lo smantellamento del commissariato di Vigàta, la solitudine scontrosa e iraconda del sopraffatto Montalbano, lo sgomento di Augello e di Fazio (e persino dello sgangherato Catarella), l’inspiegabile complotto del Federal Bureau of Investigation, l’apparizione nebbiosa di «’na granni navi a vela», Alcyon, una goletta, un vascello fantasma, che non si sa cosa nasconda nel suo ventre di cetaceo (una bisca? Un postribolo animato da escort procaci? Un segreto più inquietante?) e che evoca tutta una letteratura e una cinematografia di bucanieri dietro ai quali incalza la mente gelida di un corsaro, ovvero di un più aggiornato capufficio dell’inferno e gestore del delitto e del disgusto. «L’Alcyon [...] aviva la bella bitudini di ristari dintra a un porto il minimo ’ndispensabili e po’ scompariri». Il romanzo ha, nella suggestione di un sogno, una sinistra eclisse di luna che incombe (detto alla Bernanos) su «grandi cimiteri». La tortuosità della narrazione è febbrile. Prende il lettore alla gola. Lo disorienta con le angolazioni laterali; e, soprattutto, con il tragicomico dei mascheramenti e degli equivoci tra furibondi mimi truccati da un mago della manipolazione facciale. Sorprendente è il duo Montalbano-Fazio. Il commissario e l’ispettore capo recitano come due «comici» esperti. «Contami quello che capitò», dice a un certo punto Montalbano a Fazio. E in quel «contami» si sente risuonare un antico ed epico «cantami»: «Cantami, o Diva, del pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei [...]». Il cuoco dell’Alcyon è «una Iliade di guai».

Il cuoco dell’Alcyon, la nuova indagine del Commissario Montalbano, che,dopo tanta attesa, non può non suscitare tanta curiosità.

La pubblicità fatta a questo volume rievoca un Montalbano vecchio stile, quello dei primi episodi, ricco di coinvolgimento e colpi di scena.

Effettivamente la storia nasce come sceneggiatura cinematografica, scritta da Camilleri qualche anno fa, ora ampliata e trasformata in un romanzo con protagonista Montalbano. Devo ammettere che leggendo si riscontra una penna più in linea con lo stile di qualche anno fa, ultimamente perso dall’autore.

Nella prima parte ritroviamo, anche più che negli ultimi romanzi, situazioni surreali, in grado di strappare una risata ed incuriosire.

Il contenuto però non resta esente da ciò per cui era nato, ovvero una “pellicola americana”, come direbbe il caro Andrea Camilleri. Tanti colpi di scena ed avventure che poco hanno a che vedere con il calmo commissario ormai in là con gli anni. Siamo abituati a guizzanti colpi di genio, ad indagini contorte, risolvibili con ampi ragionamenti, in grado di spaziare dalla storia alla letteratura, alla cinematografia al teatro, per trovare indizi e spunti per individuare colpevole e movente.

Qui invece c’è tanta azione, poco adatta al Commissario, che da tempo si lamenta di essere in là con gli anni e prossimo alla pensione. Infatti Salvatore Nigro nell’introduzione scrive:

La tortuosità della narrazione è febbrile. Prende il lettore alla gola. Lo disorienta con le angolazioni laterali; e, soprattutto, con il tragicomico dei mascheramenti e degli equivoci tra furibondi mimi truccati da un mago della manipolazione facciale.

Non mancano novità nel commissariato ed i fidati colleghi ed amici, che restano però ai margini di una vicenda che vede Montalbano lavorare quasi completamente solo.

Il cuoco dell’Alcyon si legge e si apprezza, garanzia che non delude e non è per niente prevedibile o scontato, per quanto in qualche punto un po’ fuori dal normale e lontano dalla realtà cui siamo abituati.

Una frase…

“Se c’è una grossa goletta battente bandiera boliviana, si chiama Alcyon…”

  • Trama
  • Personaggi
  • Ambientazione
  • Linguaggio
  • Copertina
  • Complesso
3.9

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